Abstract
Ljubo Susic, nato a Trieste da genitori cittadini del Regno di Jugoslavia, trascorre l’infanzia in una scuola serba, dove apprende il cirillico ma non la lingua italiana, che imparerà “per strada”, giocando con gli altri bambini. Fino a dieci anni ancora non comprende quale possa essere la differenza tra il regime fascista, assolutamente non tollerato dal padre, soldato austriaco durante la prima guerra mondiale, e il Regno di Jugoslavia. In giovane età prosegue gli studi a Zagabria, ambiente che stimolerà in lui e nei suoi compagni, provati dalla povertà, una forte attrazione per il pensiero e l’agire politico comunista. Divenuto segretario dei giovani comunisti, di lì a poco entrerà ufficialmente nel partito. Il 10 aprile del 1941 la Germania invade la Croazia, si registrano i primi caduti, i tedeschi rimangono impressionati dalla violenza dei croati ustaša e Ljubo viene inserito in una formazione partigiana. Nel frattempo, il PCI dell’Istria sigla un accordo con il Partito comunista croato, mosso dalla volontà di ottenere l’assicurazione di non attività in suolo istriano dei fuoriusciti croati. Dopo di ciò, i croati invadono l’Istria e cominciano ad organizzarsi anche nel triestino. Ljubo viene processato a Trieste e subisce sei mesi di interrogatorio per mano dell’ Ovra, prima di esser destinato al carcere di San Gimignano, dove rimane fino all’8 settembre del ‘43. Liberato a Trieste dalla Croce Rossa croata, Ljubo viene in seguito arrestato dalle SS, interrogato nuovamente per quaranta giorni e infine deportato a Buchenwald. L’esperienza in campo di concentramento è per lui motivo di contatto con una realtà da cui emerge lo spirito di una primordiale “unione europea”, data la forte solidarietà presente tra deportati di nazionalità e di origini diverse.
Il dopoguerra porta Ljubo a lavorare a fianco degli americani, in un ufficio a Zurigo, a diretto contatto con i più stretti collaboratori di Roosevelt.
Osservazioni
Videointervista a Ljubo Susic effettuata il giorno 24.04.2013 presso la Sede dell’ANED di Trieste in via Rio Primario. Oltre all’intervistata erano presenti Alessandro Cattunar, Silvia Giacon, Irene Lizzola